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                                     La SPUMA nella storia.

La SPUMA, bevanda analcoolica prodotta prevalentemente nel Settentrione, è sempre stata considerata una bevanda “povera” in quanto economica ed alla portata delle tasche di tutti, dall’anziano al bambino .

La si trovava dal droghiere, nei bar, all’oratorio,e nelle vecchie trattorie, dove in alcune regioni, tipo la Toscana, era normale chiedere il “mezzo e mezzo” (o miscellato) che consisteva nel bicchiere di spuma mixato al vino.

Abbastanza semplice era anche la produzione di questo prodotto perché era costituito soltanto da acqua gassata, coloranti, zucchero, ed aromi naturali (che dipendevano naturalmente dal gusto che gli si voleva dare).

I tipi di SPUMA + comuni erano la classica “bionda” e la “scura”,che le maggiori ditte produttrici avevano creato con un gusto proprio, particolare e molto dissetante, ma esistevano anche SPUME al mandarino, alla menta, al cedro, al bitter, i piccoli produttori erano chiamati “gazzosai”.

Oggi in molte zone se si chiede al bar un bicchiere di SPUMA, ti viene chiesto: ”A che gusto?”

Poi ti viene servito un bicchiere d’aranciata, di ginger, o di pompelmo; questo perché in alcune zone la parola SPUMA ha assunto nel tempo il significato generico di BIBITA.

Alcune ditte storiche produttrici di questa bevanda esistono ancora oggi, non ne hanno mai smesso la produzione,anzi l’hanno integrata con altri tipi di bevande.

Esse sono sopravvissute all’espandersi in Italia delle multinazionali del settore, alcune altre ditte invece sono relativamente giovani ed hanno una produzione locale.

In altre zone purtroppo le multinazionali hanno avuto il sopravvento sui piccoli “gazzosai” e la Spuma è ormai ricordata soltanto dai quarantenni…..